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Carmen – Bangkok

2018 . 09 . 12 - 2018 . 09 . 14

“Abbiamo cercato di rendere questa Carmen con un pavimento-specchio che potesse capovolgere continuamente il sopra e il sotto e permettesse di rendere più complesso ogni personaggio. La chiave di lettura di questa Carmen è insita nel mettere in luce la fragilità di ogni personaggio, per evitare che tutti diventassero o tutti vincenti o tutti perdenti.
Quando ci siamo riuniti con Julie, Maria, Hugo, Geneviève, Alexis e tutto il team creativo, abbiamo cercato di trovare delle immagini, che, sovrapposte le une alle altre, potessero creare un incanto.
Il linguaggio del verismo sulla scena talvolta può rendere tutto più falso. Creare uno specchio, un mondo surreale nel quale far muovere il coro e i cantanti crea immagini che possono essere più vere della realtà stessa: abbiamo cercato di scavare questa straordinaria partitura, cercando quelle sfaccettature un po’ più nascoste.
Questa regia è stata anche pensata in forma pittorica, la luce è definita anche con colpi di pennello, con quattro colori dominanti: il giallo del primo atto, il bianco del secondo, il nero e il rosso. Anche con Giovanna abbiamo cercato di costruire una cromaticità, una scenografia con Hugo per far dialogare luci e costumi, dove queste pennellate di colore evidenziassero degli stati d’animo in maniere molto pittorica: abbiamo voglia che sia Spagna ma non abbiamo necessariamente bisogno di rappresentarla in tutto. Quindi sì, ci sono queste porte che rimandano a Siviglia, ci sono le sonorità, e di colpo questi costumi che sono di un posto ma si mescolano, una dimensione che rimanda al linguaggio dei sogni.
Abbiamo cercato di far riaffiorare della immagini che provengono più dalla zona dell’inconscio e così tutto d’un tratto ci si può riconoscere, perché non è totalmente diretta o verista la loro rappresentazione; entrano nella luce e spariscono tutto il tempo, come se fossero dei pesci nell’acqua che non riconosci, ma percepisci che ci sono e si muovono.”

Daniele Finzi Pasca

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